ASPETTANDO QUEL LIKE


Cosa sei disposto a fare per un "Mi piace"?

Beh, ognuno di noi ha la risposta. Quante volte avete visto questo pollice in giro? Parecchie, scommetto. Abbiamo la possibilità di dare la nostra opinione, esprimendo il nostro gradimento con un semplice click sul bottone. Cosa c'è dietro quel bottone? Ve lo siete mai chiesto?
Io, per esempio: ho creato questo Blog per condividere un poco del mio mondo. E' davvero da poco che gestisco questo spazio e solo adesso ho notato che non c'è la possibilità di mettere un "Like" alla pagina, ai post.
Cosa credete che io abbia fatto? Ho passato il pomeriggio a cercare un modo per inserire il famoso pollice all'insù, per darvi la possibilità di dirmi "Sì" o "No".
Ho studiato un poco e per ora non ci sono ancora riuscito, pur sapendo che esiste la maniera per farlo (modificando alcune parti della programmazione della pagina). Adesso però non mi serve entrare nel dettaglio tecnico. Ciò che voglio esprimere è altro.
Dopo aver finalmente realizzato che non sono ancora in grado di inserire quel benedetto pulsante, ho subito pensato a quante ore del pomeriggio ho speso per farlo. Ho iniziato a riflettere. Ed ecco quindi questo post - senza Like.
Cosa sei disposto a fare per un Mi piace? Per quanto mi riguarda, sono disposto a perdere un po' di ore al computer o al cellulare per aggiudicarmelo. Perché non è solo del bottoncino su questo Blog che parlo. C'è anche Facebook, Instagram. Lo ammetto: ricevere feedback positivi è bello. Ora: io ho passato il pomeriggio a studiare la programmazione perché volevo capire se stessi lavorando bene e se la direzione era (è) quella giusta. Darvi 'quel pollice' mi è utile perché vorrei sapere se ciò che condivido può essere apprezzato. Se apprezzato, penso che c'è qualcosa di buono. E' un piccolo esperimento, una piccola soddisfazione.
Sulle altre piattaforme, invece? Quale giustificazione ho? Insomma, ricevere Like fa bene. All'autostima, forse? Forse.
Ed è qui che rifletto. Quanti fanno cose pazzesche per essere riconosciuti dal mondo o, più in piccolo, dalla famiglia, dagli amici, dai compagni di scuola? Ho sentito e visto delle cose assurde in rete. Gente che è morta per un Like. MORTA.
Ecco, in che direzione stiamo andando? Ci penso. Essere riconosciuti. Quindi, (forse), abbiamo il bisogno di dire che "io esisto" e vogliamo che la gente ci apprezzi per quello che siamo. Ma siamo sempre più distanti, separati proprio da quel bottoncino virtuale. La cosa più inquietante è che, al contrario di ciò che vorremmo, utilizziamo spesso trucchi, filtri, sorrisi che nascondono lacrime, frasi prese da grandi leader come figure di riferimento e quant'altro per mascherare ciò che siamo realmente o anche solo per abbellire, renderci più gradevoli e quindi soggetti agli apprezzamenti. Molte volte ci nascondiamo. Perché siamo così impauriti di mostrare quello che siamo e cosa abbiamo dentro? Non voglio puntare il dito su nessuno. Anzi, mi metto io in primis. Vi racconto questa cosa.
In passato ho scattato alcuni selfie, pubblicandoli su Instagram. Curiosità di utilizzare una nuova applicazione a parte, devo riconoscere che ricevere i "cuoricini" mi ha fatto davvero piacere. Era per me una novità ma già sentivo quanto fosse gratificante. Appena installato l'applicazione mi sono scatenato, facendo migliaia di prove: "Ecco, adesso posso pubblicare! Quali hashtag posso utilizzare per essere trovato da più persone?" Ho continuato allora a scattare foto anche alle cose più strane, tipo "lo spigolo del soffitto dove batte l'ombra del lampadario blu con l'effetto della luce che passa dai fori" (mai pubblicata, tranquilli). Sono arrivato al punto di non sapere cosa fotografare, perché le cose che nel momento mi circondavano non meritavano una foto su Instagram che  fosse così bella da prendere un Mi Piace. Si inizia a mettere per esempio gli oggetti sul mobile o sul tavolo o sulla libreria con la luce della lampada vicina per creare effetti carini e contrasti di luce e ombra; quando si va ad un aperitivo, si fotografa il calice con la luce che riflette sul liquido nel bicchiere e così via. Alla fine ti domandi cosa stai facendo. Io ad un certo punto me lo sono proprio chiesto.
Oggi ci rido sopra, prendendomi in giro. Se mi fermo però a pensare al primo periodo di utilizzo dell'applicazione, riconosco che molte volte ho perso ciò che avevo davanti a me o perfino le persone che mi accompagnavano, perché troppo preso dalla ricerca di quel feedback. Allora facciamo foto meravigliose: di viaggi in terre lontane, di piatti gourmet, selfie con sfondi particolari, in situazioni comiche o incredibili. Potrei andare avanti con altri esempi. Quanti Blogger sono nati in questi ultimi anni? Me compreso, ok. Quanti YouTubers? Valanghe di testi, foto e video. Aspettando quel Like. Si possono trovare molte cose interessanti in giro, anche consigli davvero utili. E' insita in noi la volontà di partecipare, di condividere. E' una bella cosa, davvero. Mi fa però pensare molto come il desiderio di condivisione spesso ricada sulla necessità di sentirsi riconosciuti nella vita, magari nel lavoro o col partner. E' come se ci fosse un vuoto che abbiamo bisogno di colmare. Ma davvero gli altri possono colmarlo? E poi, dovremmo davvero lasciare agli altri questa incombenza?
Mi viene in mente una serie TV molto bella che ho seguito su Netflix: "Black Mirror". Per chi non la conoscesse, in ogni episodio i temi trattati sono una critica feroce alla società, alla perdita della sensibilità, a quello che stiamo diventando e molto altro ancora. In un episodio specifico, si parla di questa necessità di ricevere "più stelle possibili". Senza entrare troppo nei dettagli, dirò semplicemente che il mondo vive e si sviluppa in base all'indice di gradimento (espresso appunto con stelle e punteggi) e dove la gente fa veramente di tutto pur di guadagnarsi quel mezzo punto in più. C'è inoltre una netta separazione tra chi vive con punteggi sempre medio alti e chi, invece, molto bassi. Questo fa capire come il bisogno di avere più punti faccia alienare le persone. Non si è mai sé stessi, se non qualche rara volta e quando ci si trova da soli. Allora quanto può valere una stella? O tre? O cinque? Ma noi non possiamo e non dobbiamo essere rappresentati da un indice di gradimento. Dovremmo capire (io direi anche ricordarci) che siamo unici e non abbiamo bisogno di dimostrare nulla a nessuno. E' piacevole pubblicare le nostre cose, quindi continuiamo pure a farlo. Condividiamo le risate, la bellezza, la vita. Partendo da chi siamo.

NOTA
Se vi interessa, vi riporto il link di presentazione dell'episodio menzionato sopra:
Nosedive_Black Mirror


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Commenti

  1. Non si può mettere un pollice in su, ma si può scrivere mi piace.....

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    1. Il pollice arriverà (spero)! Grazie, intanto ;)

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  2. Non tutti pubblicano post perché alla ricerca di like

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. ciao ho letto il tuo articolo , condivido il tuo pensiero ...e mi fa piacere che anche se dietro il fatto che le persone(compreso me) anno bisogno di apparire in qualche modo, per condividere e farsi apprezzare," tu non le critichi" ....e tanto meno le giudichi ma le illumini ricordandogli che dietro i nostri bisogni ci sono molteplici motivi che ci spingono a portare nelle grazie della gente il nostro piccolo mondo . PS volevo farti presente che esistono piattaforme molto più carine per scrivere un blog anche con animazioni e possibilità di mettere il famoso Mi piace

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